Frankenstein, autoritratto d'autrice

Margherita Saltamacchia

Credits

Di e con: Margherita Saltamacchia
Musiche originali live: Christian Zatta
Dramaturg: Cristina Galbiati
Costumi: Marianna Peruzzo
Light design: Marzio Picchetti
Direttore tecnico: Alexander Budd
Creazione arredo scenico: Jean Marc Ferrari
Elaborazione voci: Fabio Martino
Produttore: Gianfranco Helbling
Produzione: Teatro Sociale Bellinzona
Durata: 60 minuti senza intervallo

BOOKING: michela@zonab.ch

La nascita di Mary Shelley (1797–1851) provoca la morte di un’altra Mary, sua madre Mary Wollstonecraft (1759–1797), affermata scrittrice radicale antesignana del femminismo. Questo spettacolo è un autoritratto d’autrice. L’autrice è appunto Mary Shelley, colei che nel 1816 all’età di 19 anni scrisse Frankenstein, o il moderno Prometeo entrando a pieno titolo nella storia della letteratura. Fin da subito il tema della creazione e quello della morte influenzano la giovane autrice. Quel libro è il suo capolavoro. Ed è anche il suo autoritratto.

Mary Shelley è una giovane vedova quando decide di raccontarsi e lo fa riscrivendo la prefazione del suo romanzo nell’edizione del 1831, percorrendo a ritroso i passi della sua vita che l’hanno portata nel campo della creazione letteraria.

«La mia vita mi sembrava una faccenda troppo banale», scrive. Ma sono i passi che ci forniscono la chiave di lettura della sua opera e dai quali prende le mosse il nostro spettacolo. In un’epoca in cui la vita intellettuale è ancora costellata quasi esclusivamente da figure maschili, Mary Shelley, una delle rare figure di donne intellettuali dell’epoca, appare come una luminosa cometa.

Non stupisce quindi che nella sua produzione il tema della creazione assuma connotazioni nuove e sorprendentemente moderne: il suo è un punto di vista prettamente femminile, che porta alle estreme conseguenze la contraddizione archetipica fra la capacità della donna di dare la vita da un lato e, dall’altro, il bisogno dell’uomo di creare surrogati di vita. Sotto il profilo della biografia personale questo tema assume connotazioni tragiche: come donna l’innato potenziale di creatrice le si è ripetutamente sgretolato fra le mani con la morte prematura nella prima infanzia di tre dei suoi quattro figli. Come in un gioco di specchi tra creatori e creature Margherita Saltamacchia gioca con i personaggi del racconto scenico per sviscerare la relazione tra Mary Shelley e la sua creatura Victor Frankenstein e di Victor Frankenstein con la sua creatura.