Il fondo del sacco
con Margherita Saltamacchia
Credits
e Daniele Dell’Agnola
Adattamento e regia: Margherita Saltamacchia
Musiche originali: Daniele Dell’Agnola
Coach per i movimenti: Jess Gardolin
Disegno luci: Paolo Battaglia
Direttore tecnico: Alexander Budd
Foto di scena: Rocco Schira
Produttore: Gianfranco Helbling
Produzione: Teatro Sociale Bellinzona
Durata: 85 minuti, senza intervallo
Distribuzione: ZONA’B
BOOKING: michela@zonab.ch
Il fondo del sacco (Casagrande 1970) racconta la vita di Gori, un giovane della Val Bavona abbagliato come molti all’inizio del secolo scorso dal sogno americano. Decide di lasciare tutto per cercar fortuna in California. La narrazione è affidata a un’unica voce, quella di Gori, attraverso un parlato quotidiano che recupera la cultura e la lingua del popolo.
Perché rileggerlo oggi? Perché non si può prescindere dal passato per vivere il presente e costruire il futuro. La vicenda del minchione Gori ci riguarda tutti e i luoghi reali descritti da Plinio Martini restituiscono una consapevolezza e un rispetto per le valli che abbiamo davanti agli occhi e che spesso diamo per scontati. Ma da cos’è nato quel sacrificio? Che cosa spingeva quei giovani del secolo scorso ad amare e lavorare «nelle montagne più dirupate del mondo»?
È un racconto di emigrazione, ma anche di illusioni, false speranze e amarezze, di amore e dolore incancellabili… un sacco pieno di fatiche da svuotare per liberarsene, forse, per continuare certamente quella ricerca di sé cominciata a vent’anni con il primo viaggio da Cavergno alla California. Gori inizia il suo racconto dal ritorno a casa, dopo una vita vissuta in America a guadagnarsi il pane non senza aver passato un giorno privo di malinconia per la sua terra. Perché «il destino di un uomo è quello di affezionarsi anche alle ginestre se ci è nato, a un paese che non puoi neanche metterti giù con comodo in un prato, e già ti ritrovi una brancata di ricci nel sedere». Una storia scritta per vuotare un sacco appesantito dalla fatica di una vita, ma fatto anche di buono «perché a essere giusto devo dire che abbiamo avuto anche di quello».
