R.u.in.es
Un progetto di Léna Sophia Bagutti-Khennouf
Credits
Ideazione, coreografia e interpretazione
Léna Sophia Bagutti-Khennouf
Assistente
Héloïse Dell’Ava
Accompagnamento alla ricerca coreografica
Manuela Bachmann Bernasconi
Consulenza drammaturgica
Ketty Ghnassia
Costumi e scenografia
Rocco Schira
Creazione di bioplastiche
Manon Briod
Creazione sonora
REA
Elementi sonori aggiuntivi
Rami Harrabi aka Virus2020
Voce Off
Saif Fradj
Disegno luci
Selim Dir Melaizi
Tecnico del suono
Hector Fassa
Amministrazione
Raquel De Jesus Dia / Minuit Pile
Partner di comunicazione e distribuzione
Zona’B
Coproduzione
PREMIO – Premio d’incoraggiamento per le arti sceniche
Théâtre 2.21
Con il sostegno di
Città di Losanna
Canton Vaud
Loterie Romande
Fondazione Engelberts
Fondation SIS – Fondation suisse des artistes interprètes
Fondation Oerlistiftung
Residenze di creazione sostenute da
ROXY, Birsfelden
Far°, Nyon
Gessnerallee, Zürich
Tanzhaus, Zürich
Fabriktheater Rote Fabrik, Zürich
Théâtre Sévelin 36, Lausanne
TU – Théâtre de l’Usine, Genève
Dansomètre – Espace de création et recherche chorégraphique, Vevey
Fondazione Claudia Lombardi per il teatro, Figino
Projet H107 – Un lieu pour la création en arts vivants, Genève
Premi e riconoscimenti
Progetto vincitore PREMIO – Premio d’incoraggiamento per le arti sceniche 2024
Durata
50 minuti
BOOKING: michela@zonab.ch
Première
15–18 maggio 2025, Théâtre 2.21, Lausanne
R.u.in.es attinge ai meandri di una storia familiare algerina che svanisce nel tempo, invocando i fantasmi della carne e le storie irrisolte che perseguitano i corpi attraverso le generazioni. Traendo ispirazione dalla mitologia berbera, R.u.in.es ci porta in uno spazio-tempo cavernoso e sotterraneo, immaginando cosa potrebbe emergere da queste profondità. Quali narrazioni sepolte, quali storie si nascondono in questi abissi? Quali sogni sono stati relegati nell’oblio?
Il mio approccio al corpo assume una prospettiva archeologica, trattandolo come un terreno da scavare per recuperare e far emergere i fantasmi che lo popolano. Il corpo diventa un ricettacolo di esperienze vissute, desideri repressi e sogni non realizzati. Tutti questi spettri si condensano nella nostra carne, cristallizzandosi come fossili. La danza diventa lo strumento di uno scavo archeologico, portando alla luce e restituendo il movimento nei luoghi in cui la carne ha ancora qualcosa da dire.
n’altra fonte importante di ispirazione per questo lavoro proviene dai testi “Rester Barbare” di Louisa Yousfi e “Oltre la periferia della pelle” di Silvia Federici. « Tu danses sur des ruines, ma chérie. C’est dangereux de couvrir un puits ». (Estratto da testi personali)
« Je sens que j’ai tellement de choses à dire qu’il vaut mieux que je ne sois pas trop cultivé. Il faut que je garde une espèce de barbarie, il faut que je reste barbare.» – Kateb Yacine